Riguardo al ruolo del cristianesimo in Africa, p. Alex è stato chiarissimo. “Ripensare la teologia africana” è l’imperativo, ha detto riprendendo il titolo del libro del teologo camerunense Jean Marc Ela). Così per la liturgia (liturgie partecipate, lunghe, gioiose), la catechesi e tutto il resto. Proseguire davvero sulla strada dell’inculturazione della fede nei contesti specifici, perché si manifesti nella sua naturalezza culturale il messaggio di liberazione del vangelo, la “buona notizia” data ai “senza voce” e ai “senza potere”. E per il vecchio continente – avverte il missionario comboniano – rinsavire rispetto alla situazione che il vescovo guatemalteco Alvaro Ramazzini chiama dei “cristiani schizofrenici”.
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