All'appuntamento della Giornata europea il Parco si presenta con due pubblicazioni, frutto di specifiche ricerche sull'orso e sul gallo cedrone. Si tratta di due lavori corposi, condotti dallo stesso gruppo di ricerca. La prima indagine è stata curata da Maria Cavedon, Andrea Mustoni, Filippo Zibordi con l'ausilio di decine di collaboratori. Entrambi i volumi sono corredati da foto, tabelle statistiche, carte topografiche e da una ricchissima documentazione bibliografica. Fanno parte della collana “Documenti del Parco”.
Un'autentica novità è rappresentata da sintetici racconti di incontri ravvicinati fra l'uomo e il plantigrado in anni e stagioni diversi. Sono solo una piccolissima parte rispetto a quanto ormai si ripete con sempre maggior frequenza, di giorno, al crepuscolo, di notte, su strade della viabilità principale, lungo le carraie forestali, sui sentieri di montagna, ai margini del bosco e talora anche nei centri abitati, ricreando emozioni e reazioni diverse, le più disparate, dalla gioia incontenibile per l'avvistamento, ad una paura matta che degenera in maledizioni soprattutto se vittime di danni agli animali di famiglia in occasione di predazioni. Nelle 430 pagine del volume si trova l'approfondimento di tutte le tematiche riguardanti il più grande mammifero delle Alpi e della popolazione che vive e si riproduce nel Trentino, che ha conseguito con il progetto “Life ursus” una tappa fondamentale tesa a fermare il pericolo di estinzione. I ricercatori definiscono l'indagine un esempio di come si possa affrontare il delicato tema della convivenza tra la società tecnologica e la natura più vera (detrattori dell’orso permettendo, ndr).
La seconda ricerca riguarda il Gallo cedrone, il re degli urogalli, per quattro anni finito nella lente di ingrandimento di un pool di studiosi. E' un volatile, come annota il presidente del Parco, Antonio Caola, dal fascino particolare sulle genti delle valli trentine che sta vivendo una situazione critica, appesa in maniera pressoché assoluta alle strategie di conservazione della specie che chiama in causa le modalità di gestione del territorio, rispetto all'habitat del cedrone. Non si esclude che lo stesso turismo, portando l'uomo, sempre più in massa, a stretto contatto con la natura, possa avere impatti non trascurabili sulle popolazioni animali che, grazie al cielo, sulla catena alpina sono tra le meglio conservate dell'Europa Centrale. L'area analizzata è la sud-occidentale del Parco di circa 3.600 ettari. La caccia rispetto a questo c’entra come i cavoli a merenda in quanto vietata da decenni. La stessa cosa vale per il fratello minore, il francolino. Il quadro di riferimento è preoccupante in quanto il cedrone risulta ormai estinto in alcuni Paesi (Irlanda e Belgio) e regioni europee di Francia e Germania. Anche quest'indagine rappresenta uno spunto per l'approfondimento della specie e per l'elaborazione di ipotesi e strategie di gestione ambientale e selvicolturale, come suggerisce il coordinatore Andrea Mustoni, sempre più efficienti ed efficaci per la conservazione del re della foresta.
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