I tre verbi di don Ciotti: scendere verso chi ha meno, essere e donare. La società invece esalta questi tre: salire, avere e possedere
“Io ci metto la faccia. Il mio augurio è: vivete ora, non lasciatevi vivere”. Diretto, senza peli sulla lingua, come siamo abituati a conoscerlo. Don Luigi Ciotti, ospite dell’incontro conclusivo del progetto “Play Volunteer-Scuola e Volontariato a./a. 2013-2014” promosso dal Centro Servizi per il Volontariato di Trento (CSV) ha salutato così gli studenti che giovedì scorso hanno gremito la sala della Cooperazione. Era una risposta, semplice ma provocatoria, al “Tu cosa ci metti?”, lo slogan scelto per connotare un’iniziativa alla quale hanno aderito 20 istituti superiori del Trentino giunta al settimo anno grazie alla collaborazione con la Caritas Diocesana di Trento e l’Associazione Ubalda Bettini Girella Onlus di Rovereto, e con il patrocinio dell’Assessorato all’Istruzione della Provincia Autonoma di Trento.
La domanda è risuonata più volte nel corso di una mattinata in cui mondo della solidarietà e della scuola si sono incontrati. Un gruppo di studenti ha introdotto il dialogo tra don Luigi e Andreas Fernandez, responsabile dell'Area Promozione e Giovani CSV, testimoniando che "fare volontariato è un modo per costruire il cambiamento partendo da noi stessi, agendo da protagonisti attivi nella società, sentendosi parte di un'unica famiglia umana in cui tutti hanno gli stessi diritti". L'obiettivo alla base del progetto era quello di promuovere la cultura del volontariato rafforzando il senso civico dei giovani cittadini che hanno avuto l'opportunità di entrare in contatto con più di 50 associazioni ed enti del territorio.
“Non fermatevi di fronte alla prima difficoltà e diffidate dei navigatori solitari perché è il noi che vince e il cambiamento ha bisogno del contributo di tutti”. Ha esordito così don Luigi ricordando il suo percorso e ribadendo che gli slogan devono lasciare il posto ai fatti. “Abbiamo cittadini a intermittenza mentre invece la solidarietà intesa come valore, impegno, responsabilità, deve appartenere a tutti e dobbiamo creare le condizioni affinché essa viva oggi, nel presente, senza rinviare o delegare ad altri”. Di fronte ai recenti naufragi dei migranti – ha proseguito il sacerdote – non basta commuoversi e indignarsi rischia di diventare una moda se non viene riconosciuta dignità alle persone che ci circondano. “Il vero naufragio è quello delle coscienze, pensare che tocca sempre agli altri fare: politica e istituzioni devono essere al servizio del bene comune ma noi per primi dobbiamo fare la nostra parte”.
Si tratta di riconoscere il bene che è intorno a noi, imparando a valorizzarlo e sostenerlo perché è ciò che dà un'anima alle nostre realtà: "La profezia del nostro tempo è abitarlo insieme, consapevoli che la forza degli onesti che lottano insieme diventa forza di cambiamento". Un'azione concreta che mira a costruire giustizia e libertà: "I poveri, i disoccupati, chi vive dove c'è la mafia e la corruzione sono volti non numeri: la prima dimensione della giustizia è l'incontro con la persona ed essere prossimi significa impegnare la nostra libertà per liberare chi non lo è".
In un momento di crisi economica come quello attuale, non c'è regione italiana che possa dirsi esente da infiltrazioni mafiose nel corpo sociale e don Luigi ha ricordato l'incontro con il Papa nella Giornata della Memoria e il suo appello ai mafiosi a convertirsi e cambiare. Poi ha incoraggiato gli studenti a scegliere da che parte stare e a sporcarsi le mani. "La gratuità del volontariato è la solidarietà che si salda alla giustizia e abbiamo bisogno dei verbi della vita – scendere verso chi ha meno, essere e donare – da contrapporre ai verbi dominanti nella società, le tentazioni del nostro tempo: salire, avere e possedere".
Fare la propria parte, metterci la faccia significa dunque accogliere e riconoscere gli altri, "constatare che non solo gli altri esistono intorno a noi, ma scoprire che esistono dentro di noi, che la nostra identità è il risultato di una relazione e che l'esistenza trova senso nella condivisione e corresponsabilità".
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