Il Trentino in lungo e in largo

Non una guida, piuttosto un “trattato di psicogeografia” che racconta le persone incontrate, la storia del paesaggio, i segni del sacro

Tutto è incominciato quando, un giorno, l’auto con la quale va quotidianamente da Trento, dove abita, a Rovereto, dove lavora, l’ha lasciato in panne ai Murazzi. La difficoltà viene trasformata in una opportunità: raggiunge Rovereto a piedi e così nasce l’idea di questa impresa.

Gigi Zoppello ha attraversato a piedi tutto il Trentino da Borghetto a Salorno e da Primolano al Tonale e ne ha scritto un libro, non una guida, piuttosto un “trattato di psicogeografia”.

Tutto succede per caso, niente a caso. L’itinerario è stato ragionato, certo, ma non rigorosamente programmato. C’è sempre stato spazio per la fantasia, l’improvvisazione, anche l’errore. Importanti le Kompass ma affidarsi a un GPS sarebbe stata la negazione del senso profondo di questo viaggio, compiuto perché era giusto così, perché “necessario” – come recita un proverbio argentino – “non è vivere: necessario è viaggiare”. Non gli interessa correre: il ”più lento, più profondo, più dolce” di Alex Langer, mai esplicitato, è sempre sullo sfondo. Lungo le strade “incontra” i suoi veri grandi vecchi: Flavio Faganello, Aldo Gorfer, sua nonna Angela, il suo Maestro Franco Battisti. Insieme ad essi incrocia donne, scortesi come una certa cameriera in val Rendena o squisite come una tale signora nel Banale, e uomini, in genere meno caratterizzati. Anche in ciò questa di Gigi Zoppello si rivela un’opera di genere. Di tutti, in due pennellate, ne traccia un profilo. Senza essere un libro mieloso è pieno di citazioni e di ricordi: tecnici, colti, letterari, familiari, personali. Spesso utili a meglio capire l’oggi. Talvolta dolcemente malinconici, mai gratuiti o forzati.

Gran parte delle 16 giornate di viaggio Zoppello le ha trascorse da solo, in silenzio. Riflette sulla storia, su quanto i nostri nonni vivevano nel terrore e nel fatalismo. Sui segni del sacro, chiese e capitelli: quella religiosa è una presenza non solo storica e culturale ma umana e paesaggistica imprescindibile e costante. Importante è il “terzo paesaggio”: piccole e grandi aree dismesse, periferie post industriali abbandonate. Numerosissime e sempre più significative. “Vendesi”, insieme ad “affittasi” è la scritta più presente, diffusa e costante in questo Trentino della crisi. Un dato dal quale non si può prescindere in nessun modo.

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