Chi decide la guerra?

“Altro che celebrare, come si è già iniziato a fare. Piuttosto, è necessario riflettere senza attribuire colpe e responsabilità agli uni o agli altri”. È il monito dello storico Emilio Gentile – allievo di Renzo De Felice, autorevole ma anche controverso studioso del fascismo – intervenuto nei giorni scorsi ad uno degli incontri organizzati dall’associazione culturale “Antonio Rosmini” di Trento sul tema della Prima guerra mondiale in occasione delle iniziative per il Centenario che andranno avanti un po’ dappertutto fino al 2018.

Considerato uno dei più importanti studiosi dell’età contemporanea, autore di numerosi studi sul fascismo, Gentile ha poi allargato il campo d’indagine. Da poco ha pubblicato con Laterza il saggio “Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo”. L’inizio è di quelli che rimangono impressi. “Il 1° agosto 1914 iniziava la Grande Guerra – scrive – Forse nessuno la voleva, ma nessuno seppe evitarla. Non fu inevitabile per fatalità, ma non esplose neppure per caso, anche se il caso ebbe la sua parte. Fu decisa da uomini che avevano il potere di scegliere fra la pace e la guerra. E scelsero la guerra”. Gentile insiste su questi concetti, sottolineando che l’assassinio, a Sarajevo, dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero asburgico e della moglie Sofia, da parte di Gavrilo Princip, non portò “inevitabilmente” allo scoppio del conflitto. “Le relazioni tra gli Stati europei – sostiene il professore emerito dell’università “La Sapienza” di Roma – erano ottime, la maggior parte dei regnanti legata da rapporti parentali, l’Europa era padrona del mondo e la fede nel progresso ai suoi massimi splendori. Inoltre, l’arciduca Francesco Ferdinando non era così amato tanto da far deflagrare una guerra per la sua morte”.

Se non fu questo il rapporto causa-effetto scatenante l’avvio della carneficina e la fine di un’epoca, Gentile invita a immergersi in un’altra dimensione. “Dobbiamo cercare di pensare come chi decise di fare la guerra, – riflette – analizzandone i comportamenti. Si potrà così comprendere che gli Stati entrarono in guerra più che altro per difendersi da possibili attacchi”. Certo è che il ricordo di quella guerra è arrivato ben vivo fino a noi. “Tanto da far dire a Osama bin Laden, a proposito dell’abbattimento delle Twin Towers dell’11 settembre 2001, – scandisce lo storico – che era l’inizio di una guerra santa per vendicare la fine dell’Impero ottomano sconfitto nella Grande Guerra”.

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