E’ arrivato lo spesometro

Non si ferma la lotta all’evasione fiscale. Si vedranno, infatti, nelle prossime settimane gli effetti dello “spesometro”, lo strumento informativo a disposizione dell’Agenzia delle entrate per misurare la fedeltà fiscale del contribuente. Il 30 aprile scorso sono scaduti i termini di presentazione da parte dei soggetti passivi di Iva (imprenditori, commercianti, lavoratori autonomi, professionisti) e degli operatori finanziari, comprese le banche, dei dati riguardanti le spese effettuate superiori ai 3.600 euro. Spese che ora il Fisco metterà a confronto con le altre informazioni di cui è in possesso.

Come funziona lo spesometro? L’Agenzia delle entrate misura le spese effettuate dal contribuente superiori ai 3.600 euro (dalle auto, ai gioielli, fino ai viaggi) e le confronta con altri dati presenti all’anagrafe tributaria, dal reddito dichiarato alle altre spese sostenute fino ai risparmi accumulati. Obiettivo: selezionare con maggior precisione i soggetti a rischio evasione.

“Incrociando le informazioni ricavate con lo spesometro – spiega Angelo D’Andrea, responsabile della comunicazione dell’Agenzia delle entrate di Trento – con altre indicazioni già in possesso del Fisco, l’Agenzia riesce a fare un’analisi accurata del rischio di evasione fiscale, quindi a selezionare con maggior oculatezza i soggetti che realmente possono e devono essere controllati”.

Spesometro e redditometro sono due strumenti complementari che contribuiscono ad aumentare l’efficacia degli accertamenti e, dunque, a migliorare il contrasto all’evasione fiscale. “Lo spesometro è uno strumento di monitoraggio – spiega ancora D’Andrea – che alimenta il redditometro”.

Nelle prossime settimane tutte le spese passeranno sotto la lente di ingrandimento del Fisco. “Tuttavia i cittadini non devono allarmarsi. Questo, infatti, non significa che scatterà automaticamente un accertamento – prosegue D’Andrea. – Non basta, dunque, aver effettuato una sola spesa superiore ai 3600 euro per avviare una procedura da parte de Fisco”.

Qualora, invece, i controlli incrociati portino ad una contestazione delle spese, “il contribuente deve recarsi all’ufficio dell’Agenzia delle entrate indicato nella convocazione – conclude D’Andrea – e portare con sé tutti i documenti con i quali può giustificare le spese contestate. Nella fase di colloquio con un funzionario, il contribuente può chiarire la propria posizione, fugando tutti i dubbi. A quel punto la pratica viene archiviata”. In caso contrario, il Fisco procederà con ulteriori accertamenti e con la contestazione fiscale: se il contribuente non riuscisse a giustificare le spese, potrebbe incorrere in pesanti sanzioni.

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