Molti hanno spento il televisore, prima ancora che “Non avere paura” si concludesse. E' andata delusa l'attesa per la fiction “trentina” sull'amicizia tra Giovanni Paolo II e il rifugista delle Lobbie Lino Zani, che ha registrato critiche non solo in val Rendena, ma soprattutto fra i trentini che più hanno conosciuto da vicino Giovanni Paolo II (vedi qui sotto). Un qualificato giudizio non trentino nella recensione di Avvenire intitolata “Più alpinismo che spiritualità”: “La figura di Papa Wojtyla ne esce impallidita – ha scritto fra l'altro Mirella Poggialini – secondo un vago stereotipo di comprensione e tolleranza” e “la vicenda si è spostata sull'alpinista Zani – aggiunge – più che sull'immagine del Pontefice, pur colto con misura nei suoi incontri affettuosi con la famiglia”. Avvenire puntualizza che “Zani incontrò il Papa in vent'anni solo tre volte”, molti spettatori osservano che il soggetto “liberamente tratto” si è allontanata dalla cronaca raccontata invece nel volume “Karol Wojtyla trentino” (vedi pag. 15).
I produttori replicano con i dati di ascolto (6 milioni e rotti di spettatori col 17 per cento fino al 33 di share) e difendono la loro scelta di aver fatto un film su Zani più che sul Papa, molti interrogativi gli spettatori trentini si pongono rispetto al contributo di 148 mila euro deliberato dalla Trentino Film Commission (sul budget totale di 2 milioni e mezzo di euro). A parte le incongruenze rispetto alla vicenda e alcune ridicole falsificazioni (dall'abbigliamento sportivo agli oltre 3 mila metri di Cresta Croce alle immagini di un Papa in montagna anche se già colpito dal Parkinson), la contestazione più diffusa riguarda la possibilità che la Film Commission possa esprimersi anche sui contenuti di un prodotto, soprattutto quando riguarda vicende reali e personaggi così amati e “veri” come un Papa. Appare riduttivo giustificare il finanziamento a fondo perduto solo con le ricadute “in loco” delle spese di produzione (spesso non documentabili nel dettaglio) e anche con il generico richiamo turistico, tanto più se i vari gruppi montuosi vengono anche confusi fra loro o sostituiti a quelli himalaiani. Passata la festa (e la fiction) per Giovanni Paolo II, questi interrogativi rimangono: gli spettatori e i cittadini trentini vorrebbero una gestione anche più collegiale e ponderata dei titoli e dei produttori premiati dalla Film Commission.
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