Un altro dono mentre tutto il Trentino gli ha reso l’ultimo saluto
Alle esequie hanno detto che non sarebbero bastate le parole e i giorni per ringraziarlo di tutto quanto aveva compiuto nel corso della sua vita.
E dire che per dare l’ultimo saluto al francescano padre Frumenzio Ghetta nella Pieve di San Giovanni di Fassa non c’era solo la sua gente, venuta dal Forno alla Marmolada, ma era presente un po’ tutto il Trentino: in testa il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, a portare la riconoscenza della sua città di adozione e quella di tutti gli studiosi di storia (che in questi primi mesi dell’anno han perduto i due più eminenti storici locali contemporanei, padre Ghetta e mons. Rogger).
Così al ladino “devalpai” si è intrecciato un “grazie” corale, dai rappresentanti della comunità civile a quelli dei decanati di Fassa e Fiemme, dai Frati Minori alle suore, dagli Schuetzen a tutte le bande e i cori della valle, ma soprattutto la sua gente cui padre Frumenzio non ha mancano di offrire in dono l’ultima testimonianza, quasi un’ultima catechesi. Perché, come spiegava padre Francesco Patton, ministro provinciale dei Francescani, padre Frumenzio, prima che fine uomo di cultura, è stato innanzitutto un frate, che ha annunciato con la propria vita la gioia del Vangelo seguendo le orme di Francesco d’Assisi.
E nelle parole del testamento spirituale si comprende come tutta la sua esistenza sia stata un annuncio dell’amore e dei doni del “Signoredio”, unito ad una grande passione per le sue splendide montagne dove ha chiesto umilmente di essere sepolto.
“Portatemi nelle Pieve di San Giovanni – ha scritto padre Frumenzio nella sua lingua ladina – dove mi verranno incontro san Michele, per difendermi dall’ultima tentazione, san Giovanni Battista che mi dirà: 'In quest’acqua sei stato battezzato, qui ti abbiamo acceso e consegnato il lume della fede', e san Giovanni evangelista che mi ricorderà la mia prima comunione, la mia prima messa e tutte le messe che ho celebrato” (in 69 anni di sacerdozio).
“Seppellitemi in terra fassana, che mi terrà al caldo come una mamma in attesa della sua nuova creatura. La terra mi farà da coperta e, di lì a poco, dietro il Sas da le Doudesh spunterà una nuova Alba, il giorno luminoso che non avrà mai fine”.
E poi un ultimo dono alle famiglie, perché “a tutti ho voluto bene”: “A sera, nelle vostre case, dopo la cena, verrò di nascosto, a pregare con voi, perché il Buondio mi faccia posto nel coro degli angeli e per cantare e benedire insieme per tutto quanto di bene Lui ha compiuto”.
“Cari genitori, insegnate ai vostri figli a pregare. Pregate con loro” ha detto papa Francesco nelle scorse settimane e d’ora in poi saranno molti i trentini a condividere con padre Frumenzio il loro momento di preghiera familiare.
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