Voci dall'esperienza Caritas conclusa sabato 26 aprile. La coordinatrice Ciaghi: «Tutti soddisfatti, ma anche grati per le occasioni che abbiamo offerto a tanti giovani»
Formula promossa. Funziona la “72 ore senza compromessi”, l’iniziativa promossa dalla Caritas diocesana di Trento in collaborazione con Fondazione Comunita Solidale, Associazione “Noi Trento” e Centro Servizi Volontariato. Anche quest'anno ha proposto ai giovani una “full immersion” al servizio della comunità.
Duecento i ragazzi e le ragazze che vi hanno aderito e che, in 72 ore appunto, dalle 17 di mercoledì 23 alla stessa ora di sabato 26 aprile, hanno realizzato in tutto 29 progetti in ambito sociale, ambientale e civico presso associazioni, gruppi di volontariato, case di riposo, cooperative sociali.
Laura Ciaghi, responsabile del progetto per la Caritas, è raggiante: “E’ andata benissimo. Abbiamo raccolto dai partecipanti molta soddisfazione, ma anche tanta gratitudine per le occasioni che abbiamo offerto loro. Hanno scoperto realtà che non conoscevano e non immaginavano nemmeno. Esperienze che hanno scalfito positivamente anche tanti luoghi comuni: ad esempio, quello di considerare un casa di riposo come luogo necessariamente grigio, triste. Chi ci ha lavorato è stato ‘costretto’ a cambiare idea”.
A bocce ferme, affrontano il microfono di radio Trentino inBlu Maria Francesca, 23 anni, Elena, 23, Mattia, 31, Sergej, 18: è il gruppo che ha lavorato alla “Casa della Giovane” di Trento, centro di prima accoglienza e a lungo termine di ragazze e donne in difficoltà.
Spiegano all'unisono: «Abbiamo cercato di portare un po’ di colore alla struttura per rendere la permanenza di queste persone un po’ più allegra. Per poco o molto tempo, per loro questa è la casa. Abbiamo ridipinto alcuni luoghi della casa, realizzato due quadri da appendere in sala mensa (dove si creano i momenti conviviali) e abbiamo cercato di realizzare un posto che possa favorire la relazione. Anche cambiando la disposizione dei tavoli. Abbiamo recuperato strutture oramai in stato di abbandono. Il tutto per rendere più accoglienti gli spazi”.
I quattro giovani definiscono “valore aggiunto” il fatto di aver saputo solo all'ultimo il progetto nel quale sono stati coinvolti: “Perché è un mettersi ancora di più alla prova – afferma Maria Francesca -. Io ho studiato scienze dell’educazione e queste esperienze aiutano ad accrescere le competenze e a formare una propria professionalità”.
“Io ho una storia un po’ diversa – racconta Mattia – ho già 31 anni e questo mi metteva un po’ in dubbio inizialmente. Lavoro nel mondo bancario in Inghilterra e mi sono preso un anno sabbatico per provare esperienze nuove. Il volontariato, nel quale non mi sono mai impegnato, era quello che cercavo: un modo per allargare i miei orizzonti”.
Elena e Maria Francesca frugano idealmente nello zaino della loro “72 ore senza compromessi”: “Ci portiamo a casa i sorrisi delle persone che abbiamo incontrato. Molte di loro hanno problemi relazionali ed essere riuscite ad interagire con loro è stata una grande soddisfazione, un grande regalo. Ora sappiamo che esistono e loro, se serve una mano, sanno che ci siamo”.
(a cura della redazione di radio Trentino inBlu)
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