E’ una strana campagna elettorale quella che stiamo vivendo ad un mese dalla scadenza del 25 maggio. Dei mezzi tradizionali se ne vedono in giro pochi: manifesti rarissimi, niente buchette inondate dei mitici “santini” (i foglietti di propaganda dei singoli candidati – eppure si vota con le preferenze), pubblicità televisiva per ora quasi inesistente. E stiamo parlando delle elezioni per il parlamento europeo che interessano tutti. Per quanto riguarda le tornate amministrative si dice che sia più o meno la stessa cosa. Ci mancano dati oggettivi su tutti i comuni coinvolti, ma per esempio per l’area della provincia di Bologna, dove vivo, posso confermare una sobrietà di presenze che non si era mai vista.
In compenso si scatenano i tre leader nazionali delle formazioni in competizione, cioè Renzi, Grillo, Berlusconi. Per la verità il primo si è un po’ calmato, forse consapevole che stava rischiando per sovraesposizione e che lasciare il palcoscenico ai suoi due sfidanti può giovargli.
Grillo è un fiume in piena e le spara ogni giorno più grosse. Ha anche rinunciato ad impedire ai suoi di andare in TV per cui si fa spalleggiare da un po’ di deputati e senatori, alcuni dei quali non sarebbero neppure male, se solo non li costringesse a ripetere slogan triti e ritriti.
Berlusconi ha scelto di far concorrenza a Grillo nel tenere il centro della scena ad ogni costo. Ecco perché con studiata tecnica le spara grosse in modo che sia impossibile per i media ignorarlo. Il suo obiettivo non è chiaramente convincere delle cose che dice, ma mostrare che lui c’è ed è capace ancora di sfidare tutti. Per questo provoca anche i magistrati nella speranza (speriamo vana) che perdano la pazienza e gli regalino quel ruolo di martire che gli farebbe tanto comodo. Se infatti gli togliessero la libertà di attaccare tutto e tutti potrebbe contemporaneamente gridare al martirio e giustificare il suo probabile calo di consensi con l’impedimento a fare campagna elettorale.
Del resto l’ex Cavaliere ha già costruito la spiegazione anche per il caso in cui i giudici non cadano nella sua trappola. Ha stabilito che il 20% dei consensi sarebbe un miracolo, il che vuol dire che un paio di punti in meno sarebbero comunque un mezzo miracolo, e qualche punto sopra quella soglia sarebbe un miracolassimo che lo fa santo a vita.
Grillo ha puntato ancora più in alto affermando che se il M5S avesse una affermazione decisa chiederebbe a Napolitano di dargli il governo. Ovviamente glissa sul fatto che per avere il governo non basta un incarico di Napolitano ad un partito che comunque, con la percentuale di astensioni che si preannuncia, non raggiungerebbe il quarto dell’elettorato complessivo, perché bisogna ottenere la fiducia parlamentare e con la formazione attuale di Montecitorio e Palazzo Madama non si vede come potrebbe averla.
Renzi in questa fase ha abbassato i toni. Da un lato sembra avere isolato le fibrillazioni più pericolose nel suo partito, perché anche i suoi oppositori con un minimo di raziocinio hanno capito che è suicida non sfruttare il vento favorevole al governo che spira oggi, mentre il premier dal lato opposto ha ammorbidito le sue posizioni. I sondaggi danno il PD ben piazzato e se verranno confermati dal risultato delle urne il governo attuale avrà una strada assai più agevole.
Ciò che è difficile da decifrare è l’inconsistente presenza degli alleati governativi del PD. Scelta Civica si è sostanzialmente dissolta, ma anche i Popolari per l’Italia non è che stiano molto bene. Per le Europee non hanno chance e per le amministrative pochissime (a voler essere ottimisti). Se le cose andranno come si può immaginare oggi, alle prossime elezioni politiche spariranno, costretti a farsi assorbire in qualche gruppo maggiore (ammesso che li vogliano…).
Il mistero più fitto è quello che avvolge il Nuovo Centro Destra. Sulla carta questa formazione dovrebbe avere qualche possibilità, perché il blocco del berlusconismo si sta sciogliendo, ma non sembra che Alfano e i suoi siano capaci di una azione incisiva. Un progetto politico non si vede o comunque non viene propagandato e presentato al paese. La sua presenza a livello amministrativo diciamo che non brilla. Eppure è sotto attacco continuo da parte di Berlusconi e dei suoi fedeli, sicché sarebbe lecito aspettarsi una reazione.
Si può capire che vogliano lasciare gli spartiti sopra le righe alla demagogia altrui, ma è difficile pensare che la sordina muta possa dare alla loro strumentazione un’opportunità di farsi sentire.
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