Alla liturgia del Giovedì santo, in Duomo, rivolgendosi ai numerosissimi sacerdoti presenti per la Messa Crismatis, ovvero dell'istituzione del sacerdozio, con la benedizione degli oli usati per il battesimo, la cresima, il ministero sacerdotale e gli infermi, il vescovo ha voluto ringraziare quanti lo hanno accompagnato nei suoi 50 anni di sacerdozio, nei 25 da vescovo dei quali 15 quale responsabile della diocesi. Un prolungato applauso ha salutato le sue parole. Le ricorrenze erano state segnalate all'inizio della celebrazione da alcuni manifesti affissi in Cattedrale a cura dell'Ufficio comunicazione diocesana. Nell'omelia Bressan ha ricordato il giovane beato Piergiorgio Frassati, modello per impostazione di vita al positivo, nemica della mediocrità e il mandato fondamentale per i cristiani dell'amore “senza il quale non è lecito dirsi discepoli di Gesù”, rendendo omaggio ai “meravigliosi missionari trentini nel mondo che hanno scritto pagine gloriose di carità materiale e spirituale”. Citando Francesco ha auspicato una Chiesa “faro” e “fiaccola” che cammina con gli uomini. Si è poi rivolto ai sacerdoti dicendo che “la nostra missione non si realizza nel fare, ma nell'essere” indipendente dall'età e dalle forze in corpo, nonostante l'esperienza talora di “povertà e debolezza”.
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