Un vescovo nel solco di Oscar Romero

Ha compiuto 86 anni. Il Parkinson lo limita fortemente nei movimenti ma lo spirito è indomito. Mons. Pedro Casaldàliga, per tanti anni vescovo di Sao Felix nella regione dell’Araguaia, in Brasile, come pochi altri ha segnato e dato un’impronta alla storia recente della Chiesa latinoamericana. Ora ha scelto di vivere i suoi ultimi anni nello stesso posto, una piccola casa del sertao dove le porte sono sempre aperte e “per tutto il giorno passano persone a rendergli visita”, come testimonia Maria Julia Gomes Andrade che ha raccolto la sua biografia sulla rivista Caros Amigos.

Dom Pedro l’aveva avvisata di porre in rilievo soprattutto l’aspetto comunitario: “Io sono solo un componente dell’ingranaggio”. Nel corso della sua vita ha sempre ribadito: “Le mie cause valgono più della mia vita”. Fin da quando arrivò, lui, catalano, nel lontano 1968, a Sao Felix dopo un viaggio che durò 8 giorni. La popolazione era costituita in grande prevalenza da piccoli contadini poveri e da indios xavante. E’ la questione della terra che subito salta all’occhio e nell’interesse pastorale di  Casaldàliga che viene consacrato vescovo nel 1971. Indigeni e piccoli contadini che rivendicano il diritto alla terra e grandi fazendeiros latifondisti che trovano il pieno sostegno del governo militare. “Una Chiesa dell’Amazzonia in conflitto con il latifondo e l’emarginazione sociale”,  la prima Lettera pastorale del monsignore è stampata e diffusa clandestinamente e diventa un punto di riferimento  della chiesa resistente alla dittatura. Cominciano le minacce di morte che poi si ripeteranno costantemente per tutta la sua vita. Come fa a convivere con questo stato di estrema precarietà? –gli viene chiesto. E lui risponde: “Chiedo al Divino di trasformare la rabbia in speranza indignata. E così mi sento sollevato”.

 E’ il periodo in cui numerosi sacerdoti, operatori della pastorale rurale e catechisti vengono assassinati,  il tempo  in cui in Salvador, il 24 marzo 1980, viene ucciso sull’altare anche il vescovo Oscar Romero. “Il nostro cuore –osserva dom Pedro- deve essere così, sempre più grande, e deve relativizzare. Non significa cedere politicamente, ma non nutrire odio. Io piango e mi emoziono e questo mi rende più forte. Alcuni dicono che sono una persona molto emotiva. Ma una vita senza emozione è come cibo senza condimento. E’ la passione che mi muove”.

La vita di Pedro Casaldaliga è riassunta in queste sue parole programmatiche: “La tua mitra sarà un cappello di paglia del sertao; il sole e la luna, la pioggia e il sereno; lo sguardo dei poveri con cui camminare, e lo sguardo glorioso di Cristo, il Signore. Il tuo baculo sarà la verità del Vangelo e la fiducia riposta in te dal popolo”. Anche qualche settimana fa, in occasione dell’incontro delle Comunità ecclesiali di base (CEBs) che si è tenuto a Jazeiro do Norte nello stato del Cearà, oltre al messaggio fraterno di Papa Francesco, non è mancato il saluto di dom Pedro Casaldàliga nel solco di una chiesa “che sogniamo interamente corresponsabile, accogliente, liberatrice, ecumenica, samaritana”.

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