Ciascuno di voi evidentemente è guidato dalla passione: come vi confrontate con l’ipotesi dell’errore?
Tripodi: L’errore è possibile, si riconosce e si cerca di non ripeterlo. Con me gioca molto l’inesperienza più di scelta dei compagni di viaggio che di strategie di percorso.
Becchetti: Cerchiamo di usare tutti gli strumenti di cui disponiamo per sbagliare sempre meno e avere sempre l’umiltà di apprendere da quello che gli altri ci dicono. E’ anche una questione di sensibilità: occuparsi di economia è come guidare un’auto, secondo la strada e il terreno.
Un progetto come “il voto nel portafoglio” non si può considerare ancora come una mano invisibile?
Becchetti: No, la mano invisibile è un meccanismo automatico, il Voto col portafoglio richiede tutto il nostro impegno. Oggi il potere ce l’ha il mercato e non possiamo ritirarci sull’Aventino.
Ci avviciniamo al voto delle Elezioni europee del 25 maggio: come fare a recuperare la fiducia dei giovani al Progetto Europa?
Tripodi: “A di città” è una scommessa, un progetto di riqualificazione del paese. Si è riusciti a far uscire la gente per le strade: tutto può contribuire a far tornare la passione per il bene comune.
Becchetti: Molto dell’antieuropeismo dipende dagli errori compiuti. L’Europa sta guidando male l’economia e i totalitarismi sono nati per gravi problemi economici.
Giornalisti, economisti e politici parlano di crescita, ma cosa ne pensate della decrescita felice?
Becchetti: Il più grande apostolo della decrescita è stato Mario Monti: abbiamo perso punti di Pil e di fatto ora siamo in decrescita, ma voi qui a Trento avete un aumento dei depositi bancari che supera il 5%. Certo per non collassare dobbiamo de materializzare il Pil sganciandolo dal consumo di risorse.
Quantità o qualità? Noi possiamo permetterci di scegliere i prodotti perché siamo ricchi, ma gli altri?
Becchetti: In campo alimentare si può scegliere tra un prodotto buono e uno da discount, ma in campo economico no. Il voto col portafoglio crea cambiamento, ma noi non percepiamo differenze.
E dove mettiamo il capitale relazionale?
Becchetti: L’Homo oeconomicus è triste e dannoso, tanto che Luigino Bruni, collega economista lo definisce “un idiota sociale”. La qualità della vita di relazione è ciò che dà forza alla nostra vita. L’educazione alla relazione oggi non esiste. Il Trentino è una delle 3 Regioni a più alto capitale sociale, insieme a Toscana ed Emilia-Romagna (pensiamo al mondo della cooperazione, al volontariato come i donatori di sangue ecc.)
Come si possono aiutare i giovani ad accrescere la voglia di cambiare il mondo?
Becchetti: Se per strada stai per investire una persona con l’auto, te ne accorci, in economia no. Per invogliare i ragazzi direi loro: “venite e cambiamo insieme”.
Il processo democratico è una fatica continua: cosa fare per vincere l’insofferenza verso la lentezza nell’affrontare i problemi?
Tripodi: Le aspettative che oggi si creano sono troppe e questo è un rischio per la democrazia. Occorre andarci cauti: non sempre la velocità è il metro.
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