Ma il Centro per il vestiario è attivo durante tutto l'anno. In più un servizio di ascolto
Chi pensava al “cambio primaverile del guardaroba” è stato persuaso a non buttare gli indumenti dismessi, ma a donarli al Centro per il vestiario di Lasino. Lo “Svuotatutto” di sabato 12 aprile promosso dalla Caritas decanale della Valle dei Laghi nei locali della canonica di Lasino ha scosso le coscienze della popolazione di un po’ tutta la valle. Una giornata all’altezza delle attese e capace di riempire i cuori di solidarietà e senso civico grazie ai quali, nella prima edizione dell'iniziativa, in autunno, erano stati raccolti oltre 700 euro in un batter di ciglia. Come l’anno passato, le offerte monetarie a fronte dei capi di abbigliamento prelevati sosterranno le iniziative intraprese dal Centro di Ascolto della Caritas: la consegna di pacchi viveri in situazioni di emergenza sociale e l’acquisto di mobili ed elettrodomestici sono quelle più battute in questi tempi di magra e penuria di posti lavorativi.
Noemi Sommadossi, una delle quaranta volontarie della Caritas di stanza a Vezzano, tiene a precisare che questa giornata non ha carattere assistenziale una tantum. Il grosso dell'attività del gruppo, infatti, si svolge a cadenza bisettimanale nell’arco dei dodici mesi, delineando una realtà unica nel suo genere in valle: al martedì pomeriggio, sempre nella canonica di Lasino, si raccolgono gli abiti consegnati, che per il “rispetto della dignità delle persone dovranno essere vestibili”, ossia in ottimo stato, lavati e piegati. Il giovedì, invece, si passa alla loro distribuzione. Coperte, maglieria, borsette, i più gettonati jeans, giubbotti, scarpe ginniche e da bambino diventano “beni del bisogno” per un centinaio di persone che da due anni a questa parte non mancano l’appuntamento fisso. “Questa sede non è un negozio, ma un luogo di aiuto per chi è in situazione di bisogno” richiama Silvana, altra volontaria del Centro per il vestiario. “Fatto sta che le richieste devono essere improntate a criteri di buonsenso e di effettiva necessità”. Essendo previsto per ogni capo prelevato il pagamento di un prezzo simbolico compreso da uno a tre euro s’è deciso di imporre dei limiti quantitativi al loro ritiro (dopo la registrazione contestuale degli acquirenti nel rispetto della privacy) onde evitare ignobili comportamenti di accaparramento.
“In prevalenza è gente che abita in valle – osserva Noemi – mentre tra gli stranieri tante sono le badanti”. Non mancano poi le giovani coppie strette nella morsa dei debiti per le quali le rinunce, persino di beni di prima necessità, non cessano di acuirsi. Frenati dalla vergogna si presentano meno frequentemente di altri cercando, oltre al sussidio concreto, di allacciare relazioni di amicizia e di fratellanza che li aiuti ad affrontare con un po’ di sollievo le cause che tale povertà hanno generato.
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