In quattro anni gli allievi dell'Istituto agrario di san Michele sono passati da 600 a 1000. Possibile il numero chiuso col prossimo anno scolastico. E Trento e Bolzano si parlano per avviare la facoltà di agraria
La cittadella del Centro di formazione ed istruzione dell'Istituto Agrario di san Michele all'Adige con l'anno accademico 2013-2014 ha raggiunto il suo limite massimo di tolleranza, poco sotto la soglia dei mille iscritti. Con il prossimo anno potrebbe scattare l'introduzione del numero chiuso.
E' l'ipotesi formulata dal Consiglio di amministrazione di fronte al trend da quattro anni a questa parte, da un lato estremamente positivo in termini culturali, di accesso alla professione agricola e ai suoi diversi livelli di formazione, di consenso all'ente e quindi di prestigio e dall'altro ormai incapace di reggere considerando la stretta economica e quindi la disponibilità finanziaria della Provincia costretta a robusti tagli della spesa pubblica.
Le ripercussione della spending review sono categoriche e generalizzate sui vari settori di pertinenza dell'ente locale superiore. Nel riparto degli iscritti, l'Istituto tecnico agrario vede la netta prevalenza con 599 (64%) allievi per i 5 anni di corso tradizionale e per i 6 dell'enologico. Sono 301 gli studenti della formazione professionale. Rappresentano il 32% della popolazione scolastica.
In 41 (4%) dopo le superiori sono iscritti alla facoltà di agraria strutturata su tre centri universitari San Michele, Udine e Geisenheim in Germania. La componente femminile rappresenta il 20% della comunità. Ben 180 allievi fruiscono del modernissimo studentato per l'intera settimana, ricavato sull'area un tempo destinata a campo sportivo che forma una specie di anfiteatro con il vecchio Convento agostiniano e con le altre strutture scolastiche. Più a valle c'è il complesso tecnologico che contribuisce a mantenere alto il prestigio conquistato dalla Fondazione Mach a livello internazionale, grazie alle sue ricerche in molteplici settori agricoli. Nutrito anche il gruppo scientifico con oltre 100 docenti, 150 ricercatori, altrettanti tecnici e un centinaio di borsisti. Attualmente è la Facoltà agraria di Udine a rilasciare la laurea. In prospettiva da un possibile e auspicato accordo con l'università di Bolzano che gestisce uno specifico corso di laurea in scienze agricole, in fase di “esplorazione” potrebbe restare in regione l'indirizzo accademico agrario, grazie anche alle recentissime abilitazioni all'insegnamento universitario in questa disciplina.
E' grazie a questi successi che la Fondazione Mach intende celebrare i 140 anni di vita sabato 12 e domenica 13 aprile (vedi programma a lato e a pag.23). Anche il vescovo Bressan intende onorare con la sua presenza la manifestazione.
Fa ben sperare il fenomeno delle iscrizioni alla Scuola che per eccellenza prepara all'attività professionale nei campi. La crisi sta portando moltissimi giovani a guardare non più con indifferenza, se non addirittura con disfattismo all'ambiente naturale e al lavoro nei campi e nei boschi e sui pascoli, che ha caratterizzato secoli di storia delle popolazioni di montagna. E' un segnale, imprevedibile e incoraggiante, in un momento di crisi come quello attuale, che arriva anche da altre regioni italiane. Lo si respira sul piano pratico con l'ingresso nel mondo agricolo di forze giovanili, ben motivate sul piano culturale e professionale, pronte a subentrare in molti casi ai padri e agli zii, anche se il passaggio di testimone, non sempre viene agevolato dai “vecchi” che hanno il grande merito di aver resistito alle “sirene” di altri mondi produttivi, essendo spesso considerati come una sottocategoria. Ma vi sono pure persone espulse dai cicli produttivi dell'industria, dell'artigianato e del terziario avanzato, nonché pensionati, a riprendere in mano zappe e forconi per imboccare la strada degli avi.
Lo dicono i dati delle domande di partecipazione ai corsi, sempre a San Michele per l'acquisizione del brevetto di “imprenditore agricolo” che dà la possibilità di accedere a contributi per l'avvio di un'unità produttiva agricola. All'ultimo bando concorso hanno risposto in 120 pur in presenza del tetto massimo dei sessanta. E' lo stesso titolo rilasciato ai giovani studenti dei corsi professionali.
L'abbandono e l'esodo dalla campagna e dalla montagna ha contrassegnato più di mezzo secolo di storia locale, con una rapidità e conseguenze devastanti per le famiglie, per il governo del territorio e le relazioni sociali che mai s'erano viste prima. Il mondo agricolo nel frattempo si è evoluto. E' molto cambiato. Non assiste più impassibile al declino. Ha cambiato marcia. Si è reso competitivo. Frutta e vino, carne, latte, formaggi e insaccati, sono presenti sui mercati di tutto il mondo, primeggiando in fatto di qualità. Vinitaly, lo dimostra a Verona anche in quest'edizione, con ottimi piazzamenti delle cantine trentine. La due giorni dell'ultimo week-end al Centro zootecnico di via delle Bettine a Trento ha ottenuto un indiscusso successo di pubblico, di famiglie con pargoli e ragazzi al seguito, soprattutto. C'era anche in questo caso interesse, curiosità, gioia di vedere animali, attrezzi da lavoro, di incontrare e parlare con allevatori e stallieri, molti dei quali giovani se non giovanissimi. C'erano ragazzi e ragazze ed anche bambini a tenere la “cavezza” di pecore, capre, mucche, giovenche e cavalli nelle gare di selezione dei capi migliori, con applausi finali per tutti. Gli orti per gli anziani sono divenuti dappertutto una grande risorsa economica e sociale per le famiglie e per la comunità con l'innescare una sete di sapere in materia orticola e rapporti amicali fra ortolani e ortolane.
In agricoltura dunque stanno entrando forze con in tasca diplomi, lauree, master, dottorati che vanno ad arricchire e consolidare il profilo professionale dell'operatore agricolo che ha potuto contare, da decenni, sull'Istituto di San Michele all'Adige nella buona e nella cattiva sorte. Dispiace che finora nessuno abbia ancora pensato di celebrare in maniera onorevole l'Anno internazionale della famiglia contadina indetto dall'Onu per dovere di riconoscenza da parte della collettività a chi ha saputo resistere in questo campo.
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