Il risveglio primaverile della natura ha provocato un'improvvisa impennata delle iniziative nell'ambito dell'attività più consona con l'andamento delle stagioni e con il lavoro della terra: l'agricoltura.
In questo fine settimana la scuola agraria di San Michele all'Adige festeggia i 140 anni dalla fondazione con una serie di manifestazioni che testimoniano la vasta gamma di attività che spaziano dalla didattica, alla ricerca, alla sperimentazione. Sono migliaia gli operatori usciti da quest'istituzione con il compito specifico di portare nuova linfa al lavoro dei campi, tratteggiare solchi da seguire, consolidare esperienze ed erigere, di fronte al crollo di muretti di sostegno, al franare delle balze un tempo coltivate e al cedimento di un secolare sistema di interventi sul territorio, altre forme di difesa e di coesione morale fra gli addetti. Non si può parlare di agricoltura in Trentino senza non transitare sul filo dei ricordi, per le aule scolastiche, i laboratori e i siti sperimentali frutticoli, viticoli e zootecnici dell'Istituto agrario di San Michele dai quali sono uscite nei decenni le leve, che hanno saputo resistere al cedimento dell'agricoltura, travolta da fonti economiche più remunerative.
In valle di Non, concomitante la celebrazione della fioritura nei meleti (Fiorinda), a Mollaro con un programma che spazia sulle diverse forme organizzative frutticole. La forma di aggregazione dei piccoli produttori nei Consorzi idrici e nei Centri cooperativi di conferimento, conservazione e commercializzazione delle mele, è anzitutto un impianto culturale, profondamente ancorato ai valori della collaborazione e della solidarietà, ispirato agli ideali cristiani del mutuo soccorso della scuola di don Lorenzo Guetti, che ha saputo trasferirsi e mettere radici su tutto il territorio, e grazie ad un volontariato organizzato multiforme, porre le basi anche nei Paesi impoveriti, al seguito per lo più di nostri missionari aperti al contributo solidale delle comunità di appartenenza iniziale.
Qualche giorno fa hanno chiuso i battenti altri appuntamenti come la festa di primavera degli allevatori che ha puntato su una serie di esperienze sensoriali e valoriali, legate alla produzione lattiero casearia e alla lavorazione della carne, con un riscontro più che favorevole del pubblico fatto soprattutto di giovani coppie con figli al seguito, trascinate dal grande circo di animali da stalla presente e la Lazzera, il mercato primaverile di Lavis, preceduta dalla Fiera di San Giuseppe nel capoluogo. Il bel tempo ha favorito presenze di massa da record.
La cronaca cita altre occasioni d'incontro nelle valli per approfondire i temi delle erbe medicinali, delle produzioni biologiche, di biodiversità, di cooperazione e di credito rurale. Vinitaly, infine, ha mobilitato il meglio della vitivinicoltura trentina per un confronto che non dà spazio ad improvvisazioni, mentre nei campi l'attività si è fatta frenetica dopo un inizio di stagione ritardato da neve e piogge torrenziali. Si teme per l'alpeggio estivo data la gran mole di neve caduta in quota e il ritardo del disgelo. Le speranze sono tutte proiettate sul futuro con uno sguardo fiducioso alla clemenza del tempo, visto e invocato fino a qualche decennio fa, come benevolenza del Signore, oggetto di suppliche processionali attraverso le campagne con le rogazioni a partire dal 25 aprile, unitamente a invocazioni contro le guerre, il fuoco, le pestilenze, contro le quali a pregare ci stanno sempre meno uomini di fede. E questo nonostante le raccomandazioni evangeliche e le sollecitazioni di Papa Francesco che anche questa settimana, all'udienza del mercoledì, ricordando il confratello p. Frans Van der Lugt, barbaramente ucciso in Siria, ha rivolto un appello perché “tacciano le armi” e “non più guerra, non più distruzione”. Dunque a fronte dell'esplosione della primavera si registra quest'animazione degli operatori del settore, capace di risvegliare l'attenzione della gente non solo in termini consumistici per le produzioni doc, ma di partecipazione ai problemi della ruralità e alle dinamiche del cambiamento. Il dato dei censimenti non conforta vista la diminuzione degli addetti passati dal 2000 al 2100 da 36.979 a 25.993 per i maschi con un -29,8% e dai 21.639 a 14.817 (-31,9%) per le donne. C'è un ma, legato a piccoli segnali in controtendenza dell'ultimo quadriennio riguardante l'ingresso in agricoltura di giovani. Agricoltura che continua a proporsi come modello produttivo a dimensione umana, al centro dell'attenzione di tutti in questo 2014 dedicato dall'Onu alle aziende agricole familiari, valutate in 500 milioni.
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