Al via la rassegna teatrale promossa dalla Diocesi. A radio Trentino inBlu i protagonisti
Tre spettacoli, tra quelli prodotti per il festival/laboratorio nazionale “I teatri del Sacro” approdano in Trentino da questa settimana. Ai microfoni di radio Trentino inBlu li raccontano i protagonisti. A cominciare dal milanese Roberto Abbiati, sul palco con Luca Salata per l'esordio (giovedì 3 aprile a Mezzolombardo) con La radio e il filo spinato. Al centro la figura di Massimiliano Kolbe, prete internato ad Auschwitz che accetta di morire al posto di un padre di famiglia. «Non tutti sanno – introduce Abbiati – che Kolbe era un radioamatore, creatore di molti congegni come citofoni o macchine tipografiche. Lui amava anche così sondare gli spazi dell'infinito. Io e Salata abbiamo raccolto un sacco di informazioni e poi abbiamo filtrato, sondando un aspetto cruciale della natura umana come il sacrificio. Parliamo di Kolbe attraverso sette testimoni e andiamo all'origine del suo sacrificio. Penso che la gente possa interrogarsi su come mai un uomo possa arrivare a tanto”.
L’attrice milanese Margherita Antonelli (lanciata in TV da Zelig) porta in scena da autrice e protagonista Secondo Orfea (regia di Mauro Amato): «Ho creato il personaggio della vicina di casa della sacra famiglia di Nazareth. Orfea è una donna un po' curiosa e pettegola ma che si prende cura del piccolo Gesù, bambino un po' particolare che lei cerca di educare e tutelare. E' la vita Gesù da un angolazione quotidiana, un monologo che presenta però vari personaggi: gli apostoli, il giovane ricco, il lebbroso, il Battista, tutti incontrati da Orfea che non molla Gesù neanche a pagarla». Il linguaggio, nell'eccesso di affetto ignaro però dell'uomo/Dio, diventa a tratti inevitabilmente ironico. «Orfea di fronte a Gesù che dice a sua madre “Che vuoi da me, donna?” lo rimbrotta “Tu ora chiedi scusa alla mamma, sennò non esci». Guardando al testo evangelico, Antonelli racconta di essersi ispirata alla pragmatica Marta sorella di Lazzaro: «La più criticata da Gesù, ma anche la più umana, quella che parla in buona fede ma in fonda si sente dire: “Non hai capito niente, come al solito”. Come Marta, Orfea ha però con Gesù un rapporto vero, straordinario».
Donne protagoniste assolute anche sulla scena di Stava la madre di e con la trentina Angela Dematté, regia di Sandro Mabellini. In tre sul palco, ai piedi di un crocifisso celato. «L'idea – ripercorre Dematté – è stata quella di partire dallo Stabat Mater di Jacopone da Todi e dalla sua richiesta: “Fa' che io posa vivere il tuo dolore per sedere con te in paradiso”. Mi sembrava strano il suo desiderare il dolore, ma altrettanto significativo il fatto che oggi si censuri il dolore, quasi fosse un tabù: ecco perché il crocifisso nascosto». La vicenda vede due donne di un coro popolare del centro Italia rivivere la vicenda di Maria sul set in un film. «Si parte anche dal lato comico dall'oggi, facebook, figli, amore, e ci si riaggancia al passato facendo combaciare le loro vicende con quelle storica. Con una domanda; che cos'è questo Amore che ci da speranza? In fondo, la sfida cristiana per eccellenza».
Il sacro a teatro: rapporto quasi naturale? «Noi – risponde Salata – abbiamo un gran piacere a raccontare questa storia. C'è qualcosa dentro di noi che ci spinge a farlo molto più di altri nostri spettacoli». «Tutto il Vangelo – riflette Antonelli – è pieno di metafore, le parabole sono linguaggio figurato, sono teatro. Per questo trovo “I teatri del sacro” una genialata. Perché niente come l'arte può esprimere una forte spiritualità. E' un mezzo potentissimo».
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