Nel piccolo villaggio di At-Tuwani in Cisgiordania Tommaso Vaccari, 26 anni di Rovereto, dottore in Scienze per la pace, è arrivato nel 2012 con la voglia di toccare con mano uno dei più discussi conflitti del mondo, quello israelo-palestinese. È rimasto tre mesi, durante i quali ha lavorato come operatore a fianco di Operazione Colomba, il Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, per far sentire il proprio sostegno accanto a chi è vittima di quel conflitto tra popoli che è stato definito da Nelson Mandela “la questione morale del nostro tempo”.
Tre mesi da cui Tommaso si è portato via la forza delle donne del villaggio, cresciute in una società che le marginalizza, la vita che segue il ciclo del sole e la forza d’animo degli abitanti, la pazienza di ripiantare gli ulivi ogni volta che vengono distrutti dai coloni. Anche se soprattutto si è portato via l'idea “palestinese” della nonviolenza che racconta essere un esercizio quotidiano perché quotidiane sono le vessazioni, un quotidiano dichiararsi contrari alla violenza e allo stesso tempo enunciarsi e “farsi vedere” per dire che quella è la loro terra e potranno fargli di tutto ma loro non si sposteranno da li.
“La nonviolenza è il modo naturale con cui l’uomo risolve i conflitti”, afferma Vaccari. “Nelle corde dell’uomo c’è l’empatia, il riconoscersi nell’altro”. Nonviolenza di cui sono portatori i pastori palestinesi che abitano le colline a sud di Hebron, racconta sempre il ragazzo, impegnati da anni in una paziente e quotidiana resistenza che è attiva e decisa nel combattere le ingiustizie e proviene dall'essenza pacifica dei pastori stessi.
Ed è con loro, con questi pastori, che Tommaso ha vissuto svolgendo un servizio alla Resistenza nonviolenta palestinese (di accompagnamento ai pastori, di documentazione ai checkpoint, di creazione di rete con altre associazioni o con gli attivisti israeliani, di testimonianza) cercando sempre di ricordare l'utopia concreta della riconciliazione come orizzonte.
Da questa esperienza oltre confine non poteva che nascere un libro, intitolato “Resistenza non violenta e trasformazione del conflitto: il villaggio di At-Tuwani” (2013), che è poi la tesi di laurea di Tommaso Vaccari, laureatosi da poco con il massimo dei voti in Scienze per la pace presso l’Università di Pisa. Un contributo, il suo, definito da Rocco Altieri, noto pacifista italiano, quanto di meglio sia stato elaborato di recente nel campo dei Peace Studies, non solo in Italia, ma a livello internazionale.
L’idea di redigere la sua tesi, continua Vaccari, è nata sulla scorta della frase di un pastore palestinese e leader della resistenza nonviolenta nelle colline a sud di Hebron: “Il vostro ruolo qui è molto importante, ma è più importante in Italia”. Un ruolo che un mattino, mentre era ad At-Tuwani, gli si è fatto ben più chiaro, quando alla domanda, rivolta prima ad un soldato poi ad un ragazzo palestinese, su cosa avrebbe potuto fare dall’Italia per loro, entrambi hanno risposto la stessa cosa: “Raccontare la verità, non quella di una parte o dell’altra, ma la propria”.
Un libro infine questo che Tommaso ha voluto a dedicare ai suoi nonni, Lina, Teresa e Italo che “vivono similmente ai pastori di Tuwani una vita semplice che dovremmo prendere ad esempio, legata alla loro terra e votata al dialogo e alla convivenza”.
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