La mostra dedicata ad Antonello da Messina, con eccezionali prestiti internazionali, propone un’indagine articolata e originale sulla figura del grande pittore del '400 e sul suo tempo
Un'ampia documentazione che lo riguardava andò distrutta dal terremoto di Messina nel 1908, si è anche molto fantasticato sulla sua vita personale e di artista. Ora Antonello da Messina (1430, secondo il Vasari-1479) è proposto dal Mart di Rovereto, in collaborazione con la Regione Sicilia e la casa editrice Electa, con una rilettura su basi storicamente fondate che vede il grande maestro siciliano accogliere gli insegnamenti prospettico-luminosi di Piero della Francesca (circa 1416-1492), come suggerì in un saggio del 1914 lo storico dell'arte Roberto Longhi, che coniò la fortunata formula “sintesi prospettica di forma-colore”.
Ma la novità, non la sola, proposta dai curatori Ferdinando Bologna e Federico De Melis, sta nel fatto che tale influenza non è presente solo nella maturità del messinese ma in tutte le sue fasi artistiche, pur con differenti modalità. La mostra, con trentasette opere di cui diciotto antonelliane, ricostruisce l'ampia scena storica e geografica in cui si mosse l'artista siciliano, da Napoli alla Spagna, dalla Provenza alle Fiandre, da Urbino a Venezia. I lavori di Antonello sono messi a confronto con quelli di Colantonio, Jan Van Eyck, Giovanni Bellini, Alvise Vivarini, Antonino Giuffrè, Jean Fouquet, il Maestro di San Giovanni da Capestrano, identificato con Giovanni di Bartolomeo dall'Aquila, Antonio da Fabriano e Zanetto Bugatto. Quest'ultimo era il pittore di corte degli Sforza di Milano. Alla sua morte, il duca Galeazzo Maria Sforza sperava di poterlo sostituire con Antonello da Messina, che si trovava a Venezia, facendogli pervenire un'ambasciata. Ma non se ne fece nulla. Pare piacesse la capacità del pittore siciliano di ritrarre con perfezione gli aspetti naturali, come faceva Bugatto.
Le opere in mostra al Mart provengono da vari musei a livello mondiale. Tra queste, il “Salvator Mundi” (o Cristo benedicente) giunto dalla National Gallery di Londra; il “Cristo alla colonna” del Museo del Louvre; la “Madonna Benson” della National Gallery di Washington; il “Ritratto d'uomo”, restaurato di recente, del Philadelphia Museum of Art e le straordinarie “Annunciazione” di Siracusa e “Annunciata” di Palermo. Riguardo a quest'ultima, scrive il filosofo francese Jean-Luc Nancy: “L'altro si ritira nell'abisso del suo ritratto ed è in me che risuona l'eco di questo ritiro. L'Annunciata di Antonello guardava verso il mistero divino, il ritratto di oggi guarda verso il suo misterioso ritiro”.
Dopo aver sostato davanti al capolavoro del Messinese, accedendo agli spazi de “L'altro ritratto”, la mostra parallela curata da Nancy, si è proiettati in una dimensione infinitamente lontana, non solo nel tempo ma nella concezione del ritratto e del rapporto tra esseri umani. Qui una sessantina di opere di 39 autori contemporanei è unita dal filo conduttore del “mistero che il ritratto rivela”, forse in parte lo specchio della nostra epoca dove spesso si fatica a cogliere la vera interiorità dell'altro.
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