“Il Signore mi chiama a salire sul monte, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui l’ho fatto fino ad ora, ma in modo più adatto alla mia età e alle mie forze. La Vergine Maria ci aiuti a seguire il Signore”. Benedetto XVI si è accomiatato dalle folle, per la penultima volta, domenica 24 febbraio, prima dell’ultimo incontro ufficiale di mercoledì 27, affacciandosi alla finestra per l’Angelus in piazza San Pietro dove erano convenute 100, ma c’è chi dice 200 mila fedeli, giunti da ogni parte del mondo. Splendida l’immagine della montagna (il Tabor per Pietro Giacomo e Giovanni), frequente nei discorsi di Papa Ratzinger, ricordata per sottolineare le asperità dell’ascesa e gli accorgimenti per superarle a cominciare dalla prudenza, inserita nel saluto di addio, indicata come meta ideale per pregare e meditare, nonostante l’età e il venir meno delle forze. Le sue montagne della Baviera, del Tirolo, del Trentino e dell’Alto Adige hanno ricambiato l’attenzione con affetto tutto speciale, la settimana scorsa.
A Trento il vescovo mons. Luigi Bressan ha indetto una giornata di preghiere in tutte le chiese, nella ricorrenza della Cattedra di San Pietro, la giornata clou per il successore di Pietro, per parlare del primato di servizio al bene comune e della centralità di sicurezza della fede nella Chiesa di Roma, come attestato dai Padri della Chiesa sin dai primi secoli. Altrettanto ha fatto la diocesi di Bolzano.
Nell’omelia in cattedrale mons. Bressan ha sottolineato come la decisione di dedicarsi “ora totalmente a pregare per la Chiesa”, mette in luce l’importanza di questa attività, in una cultura che vorrebbe ridurre il tutto all’efficientismo produttivo. In Duomo centinaia di persone si sono riunite in forma del tutto spontanea con canonici, rappresentanti degli ordini religiosi, il vicario mons. Tisi e rappresentanti di gruppi e movimenti ecclesiali. Alla fine della Messa i presenti hanno sottoscritto una lettera indirizzata a Benedetto XVI (sotto, il testo completo), mentre all’inizio è stato trasmesso un filmato di Telepace con l’intervista al cardinal Ratzinger in occasione di una visita a Trento nel 2004 al seguito della corale diretta dal fratello mons. Georg.
Bressan ha ricordato le tappe fondamentali del pontificato di Benedetto XVI, parlando di “generosità alla chiamata non attesa a presiedere la carità ecclesiale”, dello “sforzo per ricucire gli strappi nella tunica in divisa del tessuto ecclesiale” e della “sofferenza” per critiche e rifiuti.
“I suoi discorsi rimangono – ha detto Bressan – come un monumento perenne di chiarezza teologica e di amore pastorale”. Ricordando la sua prima enciclica “sull’amore cristiano”, Deus Caritas est, Bressan l’ha definita non una “disquisizione teologica”, ma piuttosto una “conversazione familiare molto precisa, ma comprensibile per tutti, sulla vera essenza di Dio: il suo amore”; carità da vivere nella concretezza dell’amore per il prossimo, declinata nelle sua implicazioni sociali nella Caritas in Veritate”. Mentre lo stile garbato e permeato di dolcezza si rispecchia anche in Spe salvi, documento intermedio fra gli altri due, sul tema della speranza cristiana. Fra le qualità emerge per Bressan, quella del “pastore attento” alle necessità dell’uomo e della donna del nostro tempo, “segnato da una crisi non solo economica, ma da una ben più profonda sul senso della vita”. Bressan ha ricordato anche i viaggi apostolici di questo Papa “anziano”, 24 nei quasi otto anni di pontificato, nei 5 continenti, e le 30 visite pastorali in Italia. Fra le proposte ha ricordato poi l’anno paolino, l’anno sacerdotale e l’anno della fede, i Sinodi dei vescovi, le sue esortazioni per l’Africa e il Medio Oriente e quelle sull’Eucarestia e sulla Parola di Dio.
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