Nella sua farmacia in val di Cembra dà consigli agli escursionisti della domenica come a chi affronta gli 8000. “Molte persone prendono sotto gamba i rischi che si corrono in montagna, anche nelle escursioni più semplici”, spiega il farmacista di montagna Giorgio Martini, intervistato dai ragazzi della classe 4a della scuola primaria di Romagnano.
Signor Martini, di che cosa si occupa?
Mi occupo dei rischi e dei pericoli che si possono incontrare in montagna, nelle semplici escursioni come nelle spedizioni per alpinisti esperti.
Dove ha studiato per imparare a fare questo lavoro?
Ho frequentato un corso di specializzazione di Medicina di Montagna organizzato dall’Università di Padova. È diviso in due parti, la prima a Bressanone e la seconda ad Arabba. Ma nel settore della medicina e in particolare di quella di montagna, è di fondamentale importanza essere aggiornati continuamente e costantemente. Faccio parte della Società Italiana di Medicina di Montagna, che si occupa anche di informare e sensibilizzare sui temi della sicurezza in montagna. Come ogni anno terremo un convegno anche al TrentoFilmFestival, previsto per sabato 28 aprile presso la Fondazione Bruno Kessler; si parlerà di molti temi, dall’evoluzione dei materiali e delle tecniche, a come allertare i soccorsi; dalla sicurezza sulle piste da sci, alla gestione dell’ipotermia in ambiente montagna…
Con chi lavora?
Lavoro con altri colleghi medici, mentre io sono farmacista. Insieme cerchiamo di portare avanti la ricerca scientifica, ad esempio studiando dei dispositivi medici che facilitino l’azione dei soccorritori in montagna: ultimamente mi sto occupando con il dott. Maurizio Virdia della realizzazione di un termometro che riesce a capire la temperatura corporea nell’infortunato da valanga. Un altro dispositivo, ad esempio, è quello che riesce a rompere la molecola del veleno del serpente o della vipera quando qualcuno viene morso.
Il suo lavoro in montagna è pericoloso?
Decisamente sì; i rischi più pericolosi li corriamo nelle missioni di soccorso, quando l’infortunano cade in un canalone, o precipita in un burrone. Ma anche in semplici escursioni nei boschi possono sorgere dei problemi. Ad esempio con le zecche…
Ci dica qualcosa in più sulla zecca.
È un piccolo animale che vive nelle zone umide e che ha delle “chele” a livello della testa che pianta nella carne per nutrirsi del sangue dell’uomo. Quando la zecca si toglie si vedono infatti due piccoli puntini; altrimenti se la vediamo ancora attaccata notiamo sulla pelle una specie di sacchettino, che è pieno di sangue: guardando con attenzione si noteranno, sotto la pelle, la testa e le chele della zecca.
Come si fa per toglierla?
Bisogna stare molto attenti: se usiamo liquidi oleosi o soluzioni come potrebbero essere la benzina, l’etere o l’olio, nel momento in cui l’animaletto avverte la sensazione di essere soffocato vomita all’interno una sostanza che, se la zecca è infetta, potrebbe dare un’infezione e causare dei fenomeni come la malattia di Lyme o l’encefalite letargica. Per togliere la zecca noi consigliamo il ghiaccio spray; poi bisogna compiere un movimento rotatorio con una particolare pinzetta che evita di lasciare sotto la pelle la testa della zecca.
Quali strumenti usa nel suo lavoro di soccorso in montagna?
La prima cosa da fare quando c’è un infortunato è di immobilizzargli la testa e mettergli il collare. Poi ci sono gli spinali, cioè delle particolari barelle; spesso usiamo anche barelle “gonfiabili”, che immobilizzano l’infortunato. Così viene facilitato anche il trasporto, che il più delle volte è fatto in elicottero.
Come vengono gestite le situazioni di emergenza?
Si fa una pianificazione per coordinare i diversi operatori – la Società Italiana di Medicina di Montagna, il CAI o in Trentino la SAT – e per programmare in maniera estremamente precisa l’individuazione dell’infortunato, come portargli soccorso, come immobilizzarlo e come poi provvedere all’evacuazione.
Perché ha scelto questo lavoro?
È un lavoro che mi interessa e mi dà soddisfazione. Da farmacista mi appassiona la ricerca costante sull’efficacia dei farmaci. Io seguo, tra le altre cose, delle spedizioni che salgono sopra gli ottomila metri, circa quattro o cinque all’anno: curo la prevenzione del male di montagna, l’alimentazione e la terapia in caso di piccoli o gravi inconvenienti. Ecco, quando riesci, con le tue indicazioni, ad evitare dei pericoli, oppure nel caso specifico a salvare una vita umana, questo ti riempie di estrema gioia e soddisfazione.
Dove lavora?
Lavoro nella mia farmacia per quanto riguarda il discorso dei consigli tecnici agli alpinisti; invece i corsi o gli eventi di formazione continua in medicina vengono fatti all’aperto. L’ultimo che ho tenuto è stato in zona del rifugio Sauch, si chiamava proprio “Rischi e pericoli nelle escursioni in montagna: il consiglio del farmacista”, mi è stato richiesto dall’Ordine dei medici e farmacisti di Trento, e lo farò presto anche per quello di Bolzano.
La gente è sufficientemente informata sulle attenzioni che bisogna avere quando si fa un’escursione in montagna?
Mi permetto di dire di no: tanti prendono sotto gamba i rischi che si corrono in montagna, anche nelle escursioni più semplici. Aumentano in maniera importante gli infortuni, e anche le disgrazie.
Lei che rapporto ha con la montagna?
Lo definirei affettivo e di rispetto. Affettivo perché la montagna mi piace e mi è sempre piaciuta; ma anche di profondo rispetto, consapevole che la montagna ci è amica ma può diventare nemica se non ci atteniamo a delle regole minime, ma importanti, di attenzione, e non cerchiamo di salvaguardare l’ambiente e il territorio.
intervista a cura dei ragazzi della classe 4a di Romagnano
La scheda:
Nome: Giorgio
Cognome: Martini
Attività: Farmacista di montagna
Segni particolari: Laureato in Farmacia, fa parte dell’Istituto di Medicina del Soccorso, si interessa di ricerca in ambito sanitario, è iscritto alla SAT/CAI ed alla Società Italiana di Medicina di Montagna: una realtà importante per promuovere anche una sensibilizzazione sui temi della sicurezza in montagna
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