Semplice: la passione per la montagna. D’inverno si presenta vestita di bianco, come una sposa. E talvolta copre anche certe brutture realizzate dall’uomo che d’estate si notano.
Quali sono i pericoli? Come si prevengono?
Bravissimo! L’ambiente è severo, richiede preparazione atletica e psicologica. E’ possibile escludere i rischi spetta a noi riuscire a evitare situazioni per cui non siamo preparati. Durante i nostri corsi, accanto agli aspetti teorico-pratici, cerchiamo di trasmettere anche la nostra esperienza, sulla base delle situazioni incontrate.
Cosa le piace della sua attività?
Tutto. Trovo soddisfazione sia nel raggiungere una cima in alta quota che nell’affrontare una montagna relativamente bassa ma bella dal punto di vista alpinistico.
E’ meglio salire o scendere?
Dipende dai gusti. A molti piace quasi di più la salita; affrontare con calma il dislivello e poi godersi lo spettacolo a cuore aperto; per altri invece il momento più emozionante è la rapida discesa verso valle.
Accanto all’abbigliamento alpinistico, serve un’attrezzatura specifica?
Ci vogliono sci, pelli di foca, scarponi e attacchi particolari che danno la possibilità di alzare il tallone In più, ci sono i materiali per l’autosoccorso, pala, sonda e il dispositivo detto ARVA (o meglio ARTVA, Apparecchio ricerca Travolti in valanga).
Ma l’ARTVA è proprio così importante?
E’ importante saperlo usare bene e badare che funzioni, con le batterie sempre cariche. E’ vero che l’ARTVA ha salvato tante vite ma da solo non è sufficiente.
Qual è zona che pratica più spesso?
E’ importante, a seconda delle stagioni, frequentare l’ambiente che presenta meno problemi. Alcune cime vanno affrontate in certi mesi, altre in altri.
Ha raggiunto altri Paesi europei?
Ho frequentato la nostra regione ma soprattutto i diversi versanti delle Alpi. Recentemente sono stato in Valle d’Aosta, attorno a Courmayeur dove, grazie ad una schiarita in giornate nuvolose, abbiamo attraversato il ghiacciaio Mer de Glace: splendido!
Cos’è la nivologia?
E’ la scienza che studia l’evoluzione della neve. Per uno scialpinista è importante sapere queste caratteristiche. Non si tratta di avere confidenza con la neve, ma di prevenire alcune situazioni.
Quando ci si perde, che bisogna fare?
Una cosa è il discorso tecnico, altra cose quello psicologico. Se si perde la traccia, è meglio fermarsi e chiedere aiuto.
Oppure scavare il ghiaccio e la neve per crearsi una truna, un riparo per proteggere il nostro corpo dal vento e dalla temperatura. Nei corsi insegniamo a costruire dei ricoveri di fortuna nel miglior modo possibile.
Cosa pensa delle sanzioni per chi provoca un distacco?
A mio avviso dipende dalla situazione, da dove avviene questo distacco. Se uno scialpinista non bada ai divieti e mette in difficoltà altri escursionisti o sciatori va certamente punito, se invece va in luoghi non frequentati da nessuno, mi chiedo che senso ha punirlo… E’ più importante insegnare a lui come a tutti come si va in montagna. La prevenzione e una sana cultura alpinistica sono fondamentali.
A chi bisogna riferirsi per i corsi di scialpinismo?
Vengono organizzati periodicamente dalla “Scuola Graffer” della SAT – la Società Alpinisti Tridentini, col oltre 20 mila soci – e si articolano in lezioni teoriche ed in escursioni anche di due giorni in alta quota.
Ha mai partecipato a qualche gara?
No. Ritengo che salire di fretta una pista con le pelli di foca non sia fare vero scialpinismo. Personalmente preferisco andare in montagna e godermela con calma con i miei occhi piuttosto che sentire solo il cuore che va a mille e non sapere dove sono, perché non ho il tempo di guardarmi in giro.
E’ stato mai in pericolo?
Sì, finora a me è andata sempre bene, non così purtroppo a certi miei amici che ricordo con tanta nostalgia. La preparazione personale è importante ma poi in montagna c’è sempre una percentuale di rischio che è impossibile prevedere.
Intervista a cura della I A della scuola media “Bonporti2” di Trento
Nome: Giuliano
Cognome: Giovannini
Attività: Istruttore di scialpinismo
Segni particolari: Nato a Sardagna, abita a Trento. Nonostante la disabilità (ha perso da ragazzo le dita di una mano) è uno degli alpinisti trentini più esperti e stimati.
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