Pastore non solo si nasce, ma lo si può diventare, come testimonia il racconto di Oswald Tonner, contadino e pastore da anni impegnato nell’attività d’alpeggio a Malga Montalon, nel Lagorai centrale, intervistato dai ragazzi della classe 2°A della scuola media “Andreatta“ di Pergine.
Oswald, a quanti anni ha cominciato a fare il pastore?
Ho cominciato a fare il pastore vero e proprio all’età di 20 anni.
Quali sono i motivi che l’hanno spinta verso questo mestiere?
Sono cresciuto in un ambiente contadino, quindi questa è una passione che porto dentro di me fin da piccolo; in particolare fu mio nonno a trasmettermi l’amore per il lavoro nella natura. Sono convinto tuttavia che, anche una persona che non sia cresciuta in un ambiente simile al mio, ma comunque dotata di “buona gamba”, con impegno e dedizione possa intraprendere comunque questo mestiere. Pastori quindi non solo si nasce, ma anche si diventa.
Lavora da solo o qualcuno la aiuta?
A casa, nella mia azienda, lavoro da solo per 9 mesi all’anno. I restanti 3, quando cioè il bestiame (un centinaio di bovini e una sessantina di caprini, lo scorso anno) viene portato in malga, vengo aiutato da altre due persone.
Dove porta i suoi animali a pascolare?
In luoghi dove l’erba è buona e ricca di sostanze nutritive che serviranno agli animali per crescere sani e produrre un ottimo latte. La nostra malga è circondata da una superficie complessiva di 400 ettari, di cui 150 sono adibiti al pascolo.
In che modo un gregge dà reddito?
Gli animali giovani come agnellini o capretti vengono macellati, mentre le femmine vengono allevate. Stesso discorso vale per i bovini; da vitelli e vitelloni (fino cioè ai 24 mesi) si ottiene la carne, mentre le mucche (solitamente una vitella lo diventa dopo 3 anni di vita) producono il latte, che si trasformerà poi anche in formaggi o yogurt.
Quanto valgono una capra o una mucca?
Vi sono due differenti tipi di valore che si assegnano alle bestie: il primo, quello da macello, è basso, e non varia da capo a capo. Il valore da allevamento, in base al quale una mucca o una pecora possono essere valutate fino a 4 volte in più rispetto al precedente, dipende invece dalla carta genetica del singolo animale.
Come distingue i suoi animali?
Un buon pastore riconosce le sue bestie dalle piccole differenze di fisionomia, che non sfuggono ad un occhio “allenato”; inoltre spesso ci si aiuta con il numero impresso sulla targhetta che i veterinari applicano all’interno delle orecchie di ogni animale.
Quali sono i pericoli per le vostre bestie?
I parassiti, che possono essere esterni o interni (intestino, fegato, polmoni…), rappresentano sicuramente il pericolo maggiore per i nostri capi, soprattutto per i caprini, mentre per i bovini il rischio è minore; fortunatamente, il servizio veterinario si occupa di vigilare sulla salute del bestiame. È di grande attualità poi il pericolo che deriva da un grande predatore come l’orso, che fortunatamente però, io e soprattutto i miei animali, non abbiamo mai incontrato. Le bestie poi possono infine infortunarsi; in quel caso, se si tratta di pecore o capre, le trasportiamo fino alla malga, per poi curarle sul posto.
Il clima influenza il vostro lavoro?
Il nostro è un lavoro che dipende strettamente dalle condizioni meteorologiche. Quest’anno, ad esempio, con un inverno mite e senza grandi precipitazioni, bisognerà vedere come comportarsi rispetto alle risorse idriche delle montagne.
La lana delle pecore costituisce ancora una fonte guadagno?
Dopo la scomparsa dei grandi centri di raccolta europei il prodotto grezzo ha perso il suo valore. Oggi, il maggiore guadagno deriva dalla lavorazione e dalla filatura della lana, che viene importata nel nostro paese dall’Australia con navi lunghe più di 300 metri.
Cosa fa la Provincia per aiutare lo sviluppo delle nostre malghe?
Finanzia la ristrutturazione di antiche malghe o ne favorisce la costruzione di nuove, per far continuare una tradizione presente in Trentino da oltre 500 anni. É fondamentale seguire una politica che valorizzi il settore zootecnico, che sforna prodotti sani e genuini che sulle nostre tavole non possono mancare. Noto con piacere come i malghesi e il loro animali tornino a popolare i pascoli alti, invertendo la tendenza di abbandono che si verificava sempre più frequentemente gli scorsi anni.
É soddisfatto del suo lavoro?
Si. Devo constatare però che coltivatori ed allevatori sono penalizzati sotto il profilo economico. Il latte, il prodotto base che mettiamo sul mercato, dovrebbe essere valorizzato maggiormente.
intervista a cura della 2°A della scuola media “Andreatta“ di Pergine.
La scheda:
Nome: Oswald
Cognome: Tonner
Segni particolari: malghese di Malga Montalon in Val Campelle (Lagorai)
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