La scienza può ancora dialogare con la teologia?
La fisica moderna ha rivoluzionato la nostra visione del mondo. L’universo si è dilatato nel tempo e nello spazio, concetti anch’essi completamente trasformati rispetto a quanto da sempre pensiamo. Il tempo e lo spazio sono strettamente collegati l’uno con l’altro, non sono realtà assolute e immutabili, ma si modificano, si piegano, accelerano, curvano, insomma cambiano a seconda di altre grandezze fisiche, come per esempio il campo gravitazionale. Intanto si scoprono particelle elementari sempre più piccole, con comportamenti strani che mettono a dura prova non solo le equazioni escogitate per descriverli, ma pure la stessa fantasia di scienziati e ricercatori. Questa ricerca diventa così un’avventura straordinaria tra la matematica e la filosofia, tra la cosmologia e la tecnologia necessaria per costruire macchine sofisticatissime.
Il tema è molto complesso. Tuttavia c’è un aspetto, ormai posto come fondamento solido per ulteriori teorie, che avvolge l’odierna visione scientifica della realtà, ma che può gettare un ponte incredibilmente ardito con altre discipline, dalla sociologia alla teologia. La scienza può ancora dialogare con la teologia? Per certi professori, insigni scienziati, tutto quello che odora di religione, puzza di oscurantismo, creduloneria, dogmatismo, costrizione. Eppure, per strade diverse, si arriva ad utilizzare gli stessi concetti, come per esempio quello di relazione.
La fisica ci dice che gli elettroni di un atomo si manifestano, si percepiscono, possono essere misurati dalle macchine, in pratica esistono soltanto quando interagiscono con altre particelle. Ulteriori teorie molto complicate, ma con un supporto teorico e sperimentale notevole, arrivano a dire che non esiste una realtà ma esiste soltanto la relazione. Semplicemente non esistono enti separati, tutti sono legati, interdipendenti. Se ci fosse la relazione non ci sarebbe l’universo, l’essere stesso in cui siamo immersi.
L’essere è relazione. Ma cosa dice la teologia cristiana? Dice che Dio è relazione. La Trinità è relazione. Non sono tre dei concepiti in una maniera incomprensibile e un po’ bizzarra che quando fa comodo agiscono separatamente, ma che poi devono essere considerati uniti… Quanta confusione si genera! Eppure il concetto di Trinità ci parla di un Dio unico in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo non possono dividersi, stanno sempre in una relazione di amore, cioè di donazione di sé. La Trinità, unico Dio, esiste soltanto attraverso le tre Persone.
Nello stesso atto di creare il mondo Dio, se così si può dire, si lega per sempre a qualcos’altro da sé, cerca la relazione. E dato che non ci può essere nessuna relazione se non attraverso un mezzo, ecco che la Parola creatrice diventa l’artefice di questa comunicazione. In principio era la relazione, cioè la Parola al cospetto di Dio, perché la Parola stessa è Dio. Il cosmo che vediamo – sterminato, interdipendente, proteso alla vita – nasce da questa relazione. Il cristianesimo approfondisce a tal punto questa primigenia intuizione, cardine della rivelazione di Dio all’uomo, da ricorrere al termine di incarnazione. La Parola si incarna, mette le tende in mezzo a noi, diventa carne, mortalità.
Potremmo continuare a lungo. I credenti vivono soltanto se stanno vicini al Cristo, se rinsaldano ogni giorno la relazione con Lui, buon pastore. Da questo rapporto nasce la Chiesa, chiamata a instaurare una comunione nuova perché basata sull’amore tra i fratelli, su nuovi vincoli di perdono e di accoglienza reciproca.
Dunque il concetto di relazione, insieme con quello di evoluzione, è uno dei lasciti maggiori della scienza moderna (non parliamo della sua importanza in ambiti come la psicologia o l’educazione dove tutto si gioca nell’incontro/scontro con l’altro); ma come abbiamo visto anche la fede ci parla sempre di relazione. Intorno ad essa può essere ricompresa anche l’etica, oggi particolarmente messa in crisi dalla sensibilità diffusa. Non si capiscono più precetti, imposti o anche solo proposti, fondati sulla cosiddetta legge naturale, cioè una presunta verità delle cose impressa nella natura. Abbiamo visto come la scienza (ma anche la cultura) ci cambia la prospettiva. Ora se parlassimo di più di relazione e meno di natura forse potremmo spiegare meglio le verità cristiane anche ai nostri contemporanei.
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