Aleppo, città simbolo del martirio che si sta consumando in Siria, preda dell’Occidente. La tragedia che si trascina da sette anni è stata raccontata ai fassani da padre Firas Lufti, francescano siriano della Custodia di Terra Santa, parroco di Aleppo.
Invitato da don Andrea Malfatti, p. Firas era accompagnato da Renato Buriana della Fondazione Giovanni Paolo II che si è alternato nella esposizione delle crudeltà inferte al popolo. Guerra ultra settennale costata mezzo milione di morti, cinque milioni di rifugiati. Città dove è nata la scrittura, quindi dalla cultura e architettura antichissime, ora rase al suolo.
Tremende le testimonianze proposte ai fedeli presenti alle messe celebrate a Pozza, San Giovanni e Soraga. Poi ancora nell’incontro serale all’oratorio di Pozza con la Scuola di Fassa, il gruppo missionario Freinademetz e Matogrosso, studenti e insegnanti protagonisti dello spettacolo “Cendrejina” il cui ricavato è stato consegnato a p. Firas per i bambini di cui si sta occupando.
Lungo, articolato, profondo l’intervento del francescano che, in un perfetto italiano, ha inquadrato il disastro umano, culturale ed economico nelle sue varie, drammatiche dimensioni. La Siria, paese di cultura, architettura precristiane e di pacifica convivenza di etnie e religioni diverse. Nazione con un turismo florido e in eapansione, che non conosceva disoccupazione e debito pubblico. Questo fino al 2011.
Poi la “primavera araba” con l’infiltrazione del movimento islamico iniziatore dei moti rivoluzionari. Le grandi potenze del mondo non sono state li a guardare preparandosi a mettere le mani sui grandi giacimenti di petrolio e gas. Interessi economici e politici hanno fatto della Siria una torta da spartirsi senza badare alle conseguenze mortali sulla popolazione e sul patrimonio artistico.
Sul teatro di guerra agiscono da protagonisti eserciti di dieci nazioni diverse. Anche il dittatore Bashar al-Assad fa la sua parte nella carneficina. Tuttavia p. Firas non lo ritiene il maggiore responsabile. “Anche lui ha le mani sporche – ha sottolineato – sottostando a ricatti e accettando compromessi internazionali. A suo discapito però – ha aggiunto – va ricordato il periodo dal 2000 al 2011 in cui, con Assad, i cristiani erano rispettati e regnava la pace fra le diverse etnie conviventi sul territorio siriano”. È chiaro, ha aggiunto, “che il disegno di destituire Assad con l’obbiettivo, o l’alibi, di introdurre una democrazia di stampo occidentale è stato un totale fallimento”.
Molto altro ha descritto p. Firas di quel che succede in Siria senza che il mondo se ne preoccupi più di tanto: “A levare la sua voce preoccupata e la preghiera insistenti è Papa Francesco. A raccontare la verità è solo la stampa vaticana in continuo contatto coi sacerdoti e religiosi rimasti là a rischio della vita”. In coda agli incontri p. Firas ha illustrato le attività, i progetti messi in campo per dare accoglienza e segni di speranza alle famiglie e ai bambini sopravvissuti di Aleppo. “Molti di essi senza nome e diritti, ha spiegato p.Firas, nati da violenze sessuali, da matrimoni imposti o da altre situazioni tragiche e ai quali viene negata l’iscrizione anagrafica e la scuola. Non resta che il convento dei francescani: rifugio per un po' di pace, di scuola, di svago e di sport”. Recente la realizzazione di una piscina. “Attività – ha precisato – che sono unica terapia per curare i gravi traumi psicologici dei piccoli sopravvissuti provati dai bombardamenti”.
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