Complice il coronavirus che ci ha chiuso in casa si è materializzato l’incentivo alla lettura come alternativa e risposta a una realtà che ci ha travolto, che ha squassato le nostre certezze. Ai primi allarmi siamo stati quasi increduli di non poter uscire a godere del silenzio, a respirare l’aria pulita senza inquinamento acustico e da idrocarburi.
Ma la porta di un lungo tempo di tragedie si è improvvisamente aperta sulla Val di Fassa costringendo tutti a cancellare qualsiasi relativizzazione della prima ora. A Campitello la prima vittima fassana, il parroco don Luigi Trottner: era il giorno 13 marzo. È vero, non stava bene, ma la certificazione che il virus ha messo fine alla sua vita ha ancor più addolorato, ha impressionato tutta la Valle di Fassa.
Lo conoscevo, lo stimavo, per molti anni gli ho dato il mio modesto contributo alla redazione de “La Campana della Pieve”, il bollettino decanale che tanto amava. Uno di questi giorni, seduto sul divano davanti alla mia libreria, in cerca di un titolo da leggere, l’attenzione viene catturata dai 22 volumi rilegati in giallo brillante de la “Campana” nata nel 1988.
Subito il pensiero è andato a don Luigi, quasi come omaggio a un mese dalla sua scomparsa. Sono bastate alcune ore di riletture frettolose, un po’ qui un po lì, delle varie annate per rendermi conto delle memorie antiche, e della storia recente ecclesiale e laicale che vi sono contenute. Testimonianze della vivacità delle nostre comunità. Ma anche del grande lavoro profuso da don Luigi nel coordinare, nel redarre in prosa e poesia, nel cercare collaboratori per arricchire di contenuti storici la pubblicazione con l’obbiettivo di promuovere la memoria.
Di questi ultimi, fra gli altri, ricordiamo padre Frumenzio Ghetta, i professori Fortunato Bernard e Luigi Cincelli. Alla pastorale ci hanno pensato i sacerdoti, residenti ed ospiti affezionati, e molti altri tra collaboratrici e collaboratori laici.
Mi ha attirato e affascinato la memoria contenuta in molti testi, sopratutto quella riguardante l’esercito di sacerdoti, missionari, religiosi e religiose residenti ed ospiti , sacrestani , domestiche ed altri cooperatori che hanno collaborato a costruire la nostra comunità cristiana o, se missionari, a testimoniarla al di là dell’oceano.
Mi stimola a riscriverla quella storia in formato sintetico, a titolo personale. Storia che ha due punte di diamante in Daniel Zen 1584-1628 vescovo a Bressanone e Giovanni Battista Massar 1623-1699 vicario del vescovo di Vienna, i cui resti sono custoditi nel duomo di Santo Stefano. Entrambi originari di Vigo di Fassa. Una terza perla dei sacerdoti fassani è rappresentata da don Giuseppe Vian, Pera 1804-1880, parroco a Ortisei, molto amato dalla popolazione e, fra l’altro, autore della prima grammatica e monografia ladina. Ma molti, moltissimi altri e altre hanno scritto pagine luminose. In guerra nella steppa, sul mare, in missione e nelle proprie parrocchie. Oppure da promotori della cooperazione, della missione per risollevare la condizione sociale della gente. Insomma un esercito di uomini e donne che ha dato lustro alla nostra valle concretizzando l’invito evangelico alla carità.
Alla luce di quanto riportato in segno di riconoscenza e in memoria di don Luigi Trottner, voglio sperare che “La Campana della Pieve”, Anno 32 N.108 uscito dalle stampe pochissimi giorni prima della sua dipartita, non sia l’ultimo numero.
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